Non perdere mai la calma
Fra' Francesco | Pubblicato il |
da Roberto de Mattei (fonte)
Le più gravi conseguenze della pandemia in corso, più ancora degli oltre due milioni di morti nel mondo, sembrano essere quelle delle gravi forme di sofferenza psicologica che affliggono decine di milioni di uomini.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato che la tutela della salute mentale è la priorità assoluta in questa fase della pandemia. La situazione di instabilità e di squilibrio psicologico nasce dalla difficoltà dell’uomo moderno di adattarsi non solo ad un evento imprevisto come la minaccia di un virus invisibile, ma anche dalla difficoltà di affrontare l’ipertrofia mediatica di informazioni che affollano confusamente il nostro cervello. Informazioni spesso angoscianti, contraddittorie, difficili da valutare, soprattutto quando si è privi di una griglia di valori di riferimento. Queste informazioni riguardano non solo la salute, ma più in generale il futuro della società. Il virus ha portato alla luce la fragilità dell’uomo moderno, vittima del suo relativismo, vulnerabile negli affetti, incapace di gestire le situazioni di emergenza: oggi una pandemia, domani una grave crisi economica o una guerra.
Ciò che in queste situazioni si richiede è l’equilibrio e la calma, proprio ciò che manca all’uomo del nostro tempo, agitato, volubile e irresoluto. La calma è invece una disposizione dell’anima di tranquillità e di riflessione che ci spinge ad affrontare con fermezza ogni situazione contraria.
La calma è l’ordine delle facoltà primarie dell’anima che sono l’intelligenza e la volontà. Controllare noi stessi, non perdere mai la calma, faceva parte una volta della buona educazione occidentale e cristiana. Il principe Bernhard von Bülow, cancelliere del Kaiser Guglielmo II ricorda di essere stato nella sua infanzia un bambino nervoso a cui fu inculcata dai genitori la massima «mantieni i nervi saldi» (Nerve behalten) che costituì poi un asse della sua politica. Oggi anche la buona educazione è perduta. L’uomo moderno perde facilmente la calma, cede alle proprie passioni, dà in escandescenze, aggredisce verbalmente e qualche volta fisicamente il suo prossimo, si agita e quando è sconfitto si dispera.
Capita anche ai buoni cattolici di perdere talvolta la calma interiore, l’equilibrio delle potenze dell’anima, la pazienza, che è parte della virtù della fortezza.
C’è una calma naturale, che nasce dall’abitudine a controllare i propri sentimenti e le proprie passioni e c’è una calma soprannaturale, che nasce quando l’intelligenza e la volontà si riposano in Dio, che è calma infinita, motore immobile dell’universo.
In Dio non ci sono sommovimenti interni, emozioni, turbamenti. Dio è sempre uguale a sé stesso. Le passioni e i sentimenti appartengono alla natura umana e non sono peccaminosi, ma possono essere messi in ordine dalle facoltà superiori dell’anima.
La Madonna subì forti emozioni nella sua vita: si turbò alle parole dell’Angelo, pianse sul Calvario, provò un santo odio contro il peccato, ma non perse mai la calma. Il suo Cuore restò sempre immerso nella pace divina. Ella fu sempre perfettamente ordinata.
San Giuseppe, pur contrariato, affrontò con perfetta calma e serenità momenti di immensa difficoltà quali furono il viaggio a Betlemme e la fuga in Egitto.
Gesù Cristo è il modello della calma perfetta e inamovibile. La Santa Sindone è un volto che nel momento del supremo dolore esprime una sublime calma, una assoluta serietà, un infinito amore per Dio e per gli uomini.
Gesù interviene nella nostra vita per placare qualsiasi tempesta possa rischiare di travolgerci. La calma scende dopo la tempesta sul lago di Genazaret, dopo che Gesù apostrofa il vento e dice all’acqua: «Silenzio, quietati!». I testimoni di questa scena si chiedono stupiti: «Chi è dunque costui, al quale obbediscono il mare e i venti?». E’ Lui, è Gesù, il principe della pace, venuto a portare la pace alle anime turbate e sfiduciate, bisognose di speranza e di conforto,
In qualsiasi situazione la calma deve dominare l’agitazione. Nulla, neanche il peccato, deve far perdere la fiducia e la calma. La calma è il raccoglimento necessario ad aprire l’anima alla Grazia divina. E la Grazia è l’unico bene a cui dobbiamo aspirare. La Grazia esige la calma, la vita interiore esige la calma, anche la lotta esige la calma e nessuna vittoria è possibile senza la calma.
L’anima, di fronte al mistero del male o del dolore, talvolta, invece di abbandonarsi alla volontà di Dio, cede alle tentazioni di rancore, di rabbia, di rivolta. Per questo dobbiamo chiedere al Signore di non indurci mai in tentazione, come dice il Padre Nostro con esatto senso teologico, e di non farci perdere mai l’equilibrio e la tranquillità dell’anima.
Per questo ci abbandoniamo a Dio e gli diciamo: «Sia fatta la tua volontà».(Fonte: radioromalibera.org)